lunedì 14 novembre 2016

Step 08 - Il Blu nella saggezza popolare

Detti e proverbi sono un modo di codificare qualcosa che ci unisce con la lingua ed oltre la lingua. Si può dire, quasi, che sono, a loro modo, un collante sociale che in tempi di mancanza di mezzi di comunicazioni di massa come giornali, televisioni, radio, internet, ha fornito alle popolazioni uno strumento per condividere sia su lunghi spazi che lungo il tempo, una visione della vita e della morale. Nel parlare quotidiano spesso si fa confusione tra detti e proverbi ma, in realtà, esiste una sostanziale differenza.
Un proverbio è un enunciato autonomo, una sequenza fissa di significato compiuto dove gli elementi non sono commutabili e l’ordine delle parole è rigido, e in quanto tale ha i caratteri di una citazione o di una parentetica. Esso sotto forma di una frase breve, di forma lapidaria o sentenziosa, si presta come un "consiglio" derivato dalla saggezza popolare, il quale enuncia una verità ricavata dall’esperienza e presentata come conferma di un’argomentazione, consolidamento di una previsione, ovvero come regola o ammonimento ricavabili da un fatto.
Un detto, invece, è tendenzialmente descrittivo: esso vuole riprendere la ricorrenza di una pratica, la ripetitività di fatti e accadimenti tradotti in metafore evocative. Il detto cerca di semplificare in brevi figurazioni quello che ognuno vive con frequenza, restituendo un modo veloce di classificare tutta una gamma di accadimenti; ha bisogno di appoggiarsi ad altri elementi del discorso, per descrivere qualcosa, per esempio un'azione o un modo di fare, utilizzando un'analogia. A volte tale analogia può apparire strana perché non se ne conosce l'origine o il significato originario è stato travisato.
In ogni caso si può dire che il detto ed il proverbio godono di una natura sociale trasversale: queste forme del parlato, infatti, sono beneamate da persone di umile cultura per il “rispararmio” di vocaboli che producono, ma trovano la simpatia anche di persone colte per l'eleganza, la sintesi aulica e le argute similutidini di cui frequentemente sono portatrici.

Vediamo ora alcuni esempi di detti che fanno riferimento al colore blu:

  • “Avere una fifa blu”                                                                                      Provare una bella paura, tale che il volto diventi così pallido da assumere una sfumatura bluastra, come in chi sia stato esposto a un freddo assai intenso.

  • “Avere il sangue blu”                                                                                      Questa espressione viene comunemente utilizzata per indicare persone di nobili origini. Tale detto sembra avere diverse origini non del tutto accreditate. Una prima ipotesi fa riferimento al fatto che i nobili, a differenza delle classi meno abbienti, fossero soliti rimanere all’interno dei loro possedimenti, senza esporsi al sole: la loro carnagione quindi era talmente chiara da lasciare intravedere le vene, di colore bluastro. Un’altra teoria riconduce ad una patologia, l’emofilia: si tratta di una malattia ereditaria molto diffusa tra la nobiltà europea dei secoli scorsi, aggravata ulteriormente dai frequenti incroci tra consanguinei; l’emofilia determina un difetto nella coagulazione del sangue, favorendo emorragie, provocando lividi e gonfiori bluastri.

  • “Essere un Barbablù”                                                                                       Essere un marito geloso, violento o, più in generale, una persona cattiva che incute paura e soggezione. Questo detto prende origine dalla fiaba "Barbablù" di Charles Perrault, in cui il protagonista è un uomo ricco e crudele, che ha avuto sei mogli improvvisamente scomparse.

  • “Feeling blue”                                                                                             Tradotta dall’inglese col significato di “sentirsi giù di morale” questa espressione deriva dalla associazione del blu con la tristezza che, come detto in post precedenti, è tipica della cultura britannica. Secondo esperti essa rimanda anche al colore bluastro della pelle quando ci si trova a basse temperature e in assenza di ossigeno.

Rimanendo sempre nel mondo delle tradizioni popolari parliamo invece ora di altri due fenomeni diffusi in tutto il mondo: superstizioni e scaramanzie.
Col termine superstizione si indica un insieme di pratiche rituali e di credenze derivanti da ignoranza, da convinzioni ormai superate o da atteggiamenti di natura irrazionale; è un fenomeno estremamente diffuso e riguarda moltissime persone a prescindere dal loro grado di cultura (quantunque l’ignoranza rappresenti una condizione facilitante gli atteggiamenti superstiziosi), classe sociale, razza o sesso. Il termine superstizione deriva dal latino (superstitiònem): Cicerone nella sua opera "De natura deorum" definisce “superstiziosi” coloro che pregavano insistentemente le divinità affinché i loro figli sopravvivessero, fossero cioè superstiti, ovvero sani e salvi. Il termine ha poi assunto nei secoli un significato più ampio.
Con il termine scaramanzia invece si fa riferimento a una forma di superstizione in base alla quale determinate espressioni, frasi o gesti avrebbero il potere di allontanare la sfortuna o, al contrario, attrarre la fortuna. Tipici esempi di gesti scaramantici sono l’incrociare le dita, fare le corna o toccare ferro.

Qui di seguito elenchiamo alcuni esempi della presenza del colore blu nelle superstizioni o scaramanzie:

  • Da qualsiasi parte d’Italia veniate sappiate che il giorno delle nozze la sposa deve indossare cinque cose che portano bene: una cosa nuova, una cosa vecchia, una cosa prestata, una cosa regalata e per finire una cosa blu, simbolo di sincerità e purezza (anticamente era il colore dell' abito della sposa). Oggi molto usata è la giarrettiera decorata con un nastrino blu.    



  • L'occhio di Allah è un famoso Amuleto contro il “malocchio”; è tipico della Turchia, anche se in realtà lo troverete molto spesso come souvenir in Grecia. Non di rado questo oggetto è presente nelle abitazioni, in ufficio, in auto, utilizzatissimo anche per bracciali, orecchini e collane, mentre ai bambini viene attaccato sui vestiti con una spilla. Il colore Blu non è un caso: infatti nella regioni del Mar Egeo, le persone con gli occhi chiari, in particolar modo azzurri, sono pochissimi e si ritiene che esse portino sfortuna. Questa credenza deriva dal fatto che gli altri popoli, come quelli dell’Europa settentrionale, con molte persone dagli occhi chiari, trasgrediscono l’usanza locale di guardare i bambini e far loro complimenti. La convinzione è che i complimenti anche se ben intenzionati, includono una dose consapevole o inconsapevole di invidia e risentimento (ciò accade soprattutto quando si ottiene qualcosa di nuovo, tipo l’acquisto di una nuova auto, una casa, la costruzione di un edificio, una nuova attività o anche, appunto, di una nuova nascita). La forza del malocchio è un elemento ampiamente accettato e temuto nella vita quotidiana Turca.    

  • Nel mondo teatrale anglosassone il colore blu è considerato sfortunato (a meno che non sia accompagnato dal color argento). Questa superstizione è dovuta al fatto che un tempo le stoffe di questo colore erano molto costose. Accadeva, quindi, che alcune compagnie teatrali, pur non molto floride, si dotassero di costumi blu per compiacere il pubblico, ma poi andassero fallite a causa della spesa eccessiva. Se però la compagnia era talmente ricca da potersi addirittura permettere finiture d'argento, allora il rischio di fallimento si riteneva scongiurato.


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